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Mario La Cava

Mario La Cava

Parole come armi

Compagnia di produzione Residenza artistica della Calabria

Sono nato a Bovalino Marina sulla costa jonica della Calabria, in provincia di Reggio, l’anno 1908 il giorno 2 settembre, ch’era venerdì, secondo il ricordo dei miei genitori. Ero di pochi mesi quando, il 28 dicembre di quell’anno, scoppiò verso l’alba il grande terremoto che distrusse Reggio e Messina. Mia madre, sorpresa mentre dormiva, nel momento del terrore, mi nascose sotto il suo corpo, nel letto, per proteggermi dai calcinacci.
L’anno precedente un altro terremoto aveva imperversato in Calabria, distruggendo il paese di Ferruzzano, posto a pochi chilometri da Bovalino. Per quel motivo i dolci della festa nuziale di coloro che dovevano essere i miei genitori non arrivarono in tempo da Messina.
Il terrore accompagnò la mia comparsa sulla terra, attraverso lo sgomento dei miei genitori, ed è probabile che a ciò si debba la mia nessuna vocazione per l’eroismo e il martirio. Non capii le ragioni della guerra del 1915-18, al contrario degli altri bambini che inneggiavano alla patria e all’eroismo, e fin d’allora mi accorsi che ero destinato a pensare diversamente dagli altri.
La solitudine mi pesava. Ero un bambino timido, scontroso e con una segreta volontà di emergere in qualche cosa. Avevo il complesso d’inferiorità frequente nei figli unici, dal quale completamente non mi sono mai liberato, malgrado tanti eventi.
Così ha inizio lo spettacolo su Mario La Cava, scrittore calabrese di enorme carisma, che lascia un notevole patrimonio letterario con pubblicazioni nella più colta editoria italiana. Intervallato da musiche e canti, il recital a più voci, racconta la sua vita e, attraverso gli scritti, manifesta la sua raffinata capacità d’autore.
La cronaca del PROCESSO AD EICHMANN coglie in pieno il suo graffio sagace e la sua gigantesca dote di sensibile psicologo.